
Atlante dell’Arte Contemporanea
Sezione Internazionale
2021
Edito De Agostini
Raffaella Corcione Sandoval
L’Italo-venezuelana Raffaella Corcione Sandoval nasce a Caracas nel 1951. Dalla famiglia della madre, Aurora Sandoval, eredita una particolare attrazione verso la materia spirituale e ultrasensibile, sua nonna infatti fu una profonda conoscitrice di quelle pratiche rituali del popolo indigeno venezuelano, elemento che ricorrerà nel suo linguaggio figurativo. La sua formazione artistica inizia a Caracas, studiando presso la Scuola d’Arte Studio Sancho. Trasferitasi in Italia ha modo di perfezionarsi grazie alla conoscenza dei pittori Novella Parigini e Emilio Maria Avitabile attraverso il celebre armatore Achille Lauro, grande amico di suo padre, che alla morte di questi diventa suo tutore. Gli anni ’70 vedono l’esordio della Nostra, in una mostra personale svoltasi a Napoli presso il “Circolo della Stampa” nel 1975.
Oggi l’autrice venezuelana è un artista affermata di notorietà internazionale, il suo linguaggio poliforme non si limita alla pittura ma anche alla scultura, alla moda, al design, alla performance e alla fotografia, la Corcione Sandoval è anche prolifica scrittrice con diverse pubblicazioni tradotte in più lingue. Comprendere la sua estetica significa spogliarsi della naturale consapevolezza logica del mondo sensibile per intraprendere un percorso catartico all’interno di un universo intriso di un sincretismo religioso che abbraccia, oltre alle suddette eredita autoctone della terra d’origine, una coesistenza spirituale fra la tradizione cristiana e le mistiche orientali.
Negli anni ’80 ha frequentato il corso triennale di Teologia presso l’Università dei Gesuiti di Napoli, inoltre è stata particolarmente ispirata da figure carismatiche come Padre Pio da Pietrelcina e Madre Teresa di Calcutta; tuttavia, l’incontro che si rivelerà decisivo per la sua decisiva maturazione è con il maestro indiano Sathya Sai Baba. Da una disanima prettamente visiva lo stile pittorico della Corcione Sandoval si accosta alla scuola informale europea del XX secolo. Il pigmento viene disteso creando agglomerati di materia priva di qualsiasi punto di riferimento strutturale e figurativo, tracciando morbidi spirali oppure distese uniformi che scandiscono lo spazio a disposizione. La tecnica utilizzata, una mistura di colori uniti a polveri di gesso, conferisce alle sue produzioni un mellifluo aspetto tattile, con soffici effetti “cristallizzati” volti a creare elaborati effetti luministici. Nel suo informale la luce recita un ruolo di primaria importanza tanto quanto la materia, un richiamo a quella fonte divina frutto della su solida preparazione in ambito teologico. Le forme circolari e spiraliformi delle tele rappresentano un richiamo all’iconografia del Darmacakra altresì nota come Ruota del Dharma, simbolo dell’ottuplice sentiero intrapreso dal Gautama Buddha nel suo percorso di illuminazione. Elemento filosofico-figurativo che riunisce induismo e buddismo il Dharma è il principio unificante, esso è ragione, verità suprema e giustizia. Ascrivibile al “ritorno all’uno” del pensiero neoplatonico è l’ambizione ultima del cammino di ogni individuo, la riunione con sé stessi che diviene riunione finale con l’intero creato.
La riproposizione del milieu grafico orientale torna nell’attività di stilista dell’artista la quale inserisce i Sutra, lunghi rotoli recanti i precetti della religione indù in lingua sanscrita, elevandoli a sofisticati elementi ornamentali. Nella sua pittura la figura umana rappresenta un’eccezione a un genere principalmente informale. Il soggetto più indagato è la donna quivi intesa come avatar ossia forma fisica assunta dagli dei indù chiamati ad assolvere il compito di portare equilibrio nel dharma. L’autrice venezuelana fa suo questo ulteriore elemento rappresentando il proprio alter ego pittorico in donne dal tratto fauvista, dove la verisimiglianza cromatica lascia spazio alla pura libertà d’espressione. I soggetti antropomorfi fungono anche da veicolo per l’osservatore al fine di immedesimarsi in quella costante ricerca catartica che è alla base della sua produzione, come in Viaggiatore in un mare di tenebre, rivisitazione metafisica della celeberrima iconografia del Friedrich.
Nella produzione scultorea la Corcione Sandoval resta coerente ai temi della religiosità e del misticismo. Nel 2005 realizza la Sindone Partenopea esposta per la prima volta presso il Complesso Monumentale Archeologico San Pietro a Corte, a Salerno. Palese rimando al Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino, realizzato per la Cappella di San Severo di Napoli, l’artista lo reinterpreta in maniera inedita avvalendosi di una tecnica di sua invenzione basata sul tessuto cristallizzato. Argomento principe dell’opera è il simulacro inteso come parvenza di vita e di morte nello stesso momento, come è noto il Cristo trionfò sulla morte, Dio si spogliò della sua essenza spiritica per vestirsi di carne e abbandonare le sue spoglie mortali redimendo l’umanità, nella promessa di una sua seconda venuta. L’autrice riflette sul senso del sacrificio salvifico sottolineando il confine tra spirito e materia, ponendo il corpo fisico come rappresentazione della materia sublimata dall’amore.
Ogni opera della Corcione Sandoval non va intesa come oggetto unico in sé ma parte di un cammino di redenzione che l’osservatore decide di intraprendere sfogliandone il corpus. La produzione artistica ci appare quindi strumento di risveglio delle “Coscienza umana”, assurgendo ad una funzione trascendente, la sua ispirazione si impianta su di un sublime scopo teologico: la meditazione, finalizzata alla riscoperta di Sé e della propria relazione con l’aspetto Divino.
Gennaio 2022
“Il Vero è l’Intero”
Kosmos Unità Estasi nella produzione artistica
di Raffaella Corcione Sandoval
di Attilio Scarcella
“Ha bisogno degli occhi della mente
chi cerca la Luce...
... poiché in sé porta la Tenebra”.
(Plotino)
Questa, a me sembra, la sorgente originaria intorno a cui lievita sorge e si dipana il percorso culturale dell’artista Raffaella Corcione Sandoval.
Uno scenario tematico il cui sfondo saldamente filosofico ha come orizzonte più prossimo il pensiero hegeliano; e tuttavia, tale orizzonte penetra scava trova le proprie radici nel Corpus Hermeticum: una raccolta di scritti di argomento filosofico-religioso che circolarono nel mondo greco-romano nei primi secoli d.C. e che facevano riferimento a una cosmogonia incentrata sulla creazione dell’uomo e sulle condizioni della sua liberazione spirituale. Essi vennero attribuiti ad Ermete Trismegisto, un personaggio leggendario di età preclassica, venerato come maestro di sapienza e tradizionalmente ritenuto come autore stesso del Corpus.
Dunque, il principio hegeliano “Il Vero è l’Intero” intreccia solo velatamente e di riflesso i percorsi artistico culturali di Raffaella Corcione Sandoval, poiché in modo specifico esso rinvia a un’altra autorevole figura del pensiero filosofico del terzo secolo d. C., Plotino, il quale fu il primo a elaborare l’idea che l’immagine realizzata dall’artista non è mai una semplice riproduzione del mondo fisico. Essa, piuttosto, è un’apertura al modello originario del Nous, una vibrazione di “onde-particelle” – diremmo oggi – della Forma dell’Intelletto divino alla quale l’artista partecipa intuitivamente attraverso il Δαίμων in lui presente e in virtù di una rivelazione ricevuta in dono.
Ebbene, è all’interno di questo denso enigmatico telaio filosofico postclassico del periodo imperiale che s’inserisce l’itinerario artistico culturale di Raffaella Corcione Sandoval, il cui filo invisibile di matrice eclettica unisce il flusso del suo forte sentire filosofico al Corpus Hermeticum e al pensiero di Plotino.
Pur transitando, dunque, attraverso il magma inestricabile dell’idealismo hegeliano, Raffaella Sandoval non accoglie lungo il suo iter formativo l’orizzonte sistematico totalizzante de “Il Vero è l’Intero” ma, più specificamente, condivide quello metafisico dell’Uno plotiniano come “enérgheia incessante”, vivente unità che abbraccia in sé ogni potenza possibile. Che eccede trabocca e inesauribilmente si arricchisce del proprio manifestarsi ed esprimersi.
Flusso inabbordabile che mai riposa in sé ma eternamente si manifesta ed appare, il fremito dell’“Uno” plotiniano e del Corpus Hermeticum vibra tra gli abissi più segreti ed arcani dell’Artista Raffaella, scava nei dedali profondi, vertiginosi della sua anima, ne attraversa i labirinti mitologici più ancestrali, per elaborarli esprimerli contestualizzarli, infine, all’interno della sua costante ininterrotta attività artistica. Ciò, in conformità con le nuove frontiere culturali della ricerca, in sintonia con le più recenti conquiste della sperimentazione scientifica e alla luce infine del nuovo principio della meccanica quantistica dell’“onda-particella”.
È su questo ingente telaio introspettivo di studi sperimentazioni contaminazioni culturali che l’Artista innesta una sua personale weltanschauung interiore secondo cui la vita è un viaggio dove la meta è la “Verità” ma la via maestra è la “Bellezza”.
Da qui, la raffinata produzione di tele sculture design, vibranti di vitalità, dilagante energia, insostenibile luce. Da qui, quel fervore estetico che, come l’Uno di Plotino, in Raffaella Corcione Sandoval tracima trabocca tra le sconfinate diramazioni della sua vastissima attività produttiva di scrittrice pittrice scultrice che ha raggiunto mete traguardi e dimensioni di livello internazionale.
Tra le principali mostre e rassegne d’arte sono da segnalare l’importante esposizione del 2017: “Spoleto Arte Incontra New York”, Hotel Michelangelo, New York, Stati Uniti; la partecipazione alla Biennale delle Nazioni - Venezia Art Expo 2018. La rassegna “Emozioni in mostra - L’Armenia incontra il mondo”, collettiva internazionale 2019, organizzata dal Ministero della Cultura del Governo italiano con l’Ambasciata d’Armenia a cura di Giacomo Carlo Tropeano nello Spazio Museale di Castel dell'Ovo a Napoli. “I Maestri Italiani del Colore”, Mostra Itinerante Matera –Taranto- Rocca Imperiale- Dubai- Roma, 2019; “Gran Premio Internazionale Antica Pompei Fauno D’Oro”, Palazzo Maffei Marescotti, Vaticano, Roma, Accademia dei Dioscuri, 2019; “Dubai International Prix”, Mostra Itinerante – Dubai –Taranto- Matera- Rocca Imperiale- Roma, 2019.
Nel suo creativo e più recente libro dal titolo “Ella e l’Albero di Mira”, Raffaella Corcione Sandoval ha prodigato culturalmente e artisticamente il proprio impegno e parte della sua attività artistica a testimoniare che esiste una sostanziale armonia tra infinitamente piccolo e infinitamente grande; tra spirito e materia, protoni neutroni elettroni quark stelle galassie costellazioni, da una parte, e l’inesprimibile leggerezza dell’essere, dall’altra; ciò, a dimostrazione delle più recenti scoperte della fisica contemporanea che l’autrice accoglie fa proprie, per trasferire poi principi e postulati teorici della meccanica quantistica nei suoi quadri sculture libri attraverso lo studio e il percorso di un’altra via, la via del cuore, rivolta alla “conoscenza spirituale e alla realizzazione di sé”. Passione e slancio, dunque, davvero originali che evocano il fascino profondo delle filosofie mistiche, della “Sapienza orientale”, del Corpus Hermeticum e della sconcertante intuizione dell’Uno di Plotino.
Presente quest’anno alla pro Biennale di Venezia 2021 con 11 importantissime opere alcune delle quali sviluppano il tema dell’ “Infinitamente Piccolo, Infinitamente Grande”, Raffaella Corcione Sandoval si cimenta da sempre con le origini cosmico-stellari dell’umanità e la interconnessione globale e strutturale tra i vari elementi dell’universo, come dalle parole di Ermete Trismegisto evocate nel “Corpus”: “Ciò che è in basso è come ciò che è in alto”, riproponendo così il principio eracliteo dell’Universo”: “Tutte le cose son Uno”, per sottolineare il rapporto inscindibile della natura umana con le radici delle nostre origini stellari.
Ed è proprio da questa specifica dimensione dell’invisibile splendore dell’Uno che l’Artista muove alla ricerca d’una realtà più profonda dove l’eterno divenire degli opposti, dei contrari, si ricompone e si pacifica in una superiore armonia, che spiega l’unità dell’Universo. Una realtà che Eraclito chiama Logos, Dio: «il Dio è giorno-notte, è inverno-estate, è guerra-pace, è sazietà-fame». Una realtà che è Unita del Diverso e, al tempo stesso, Diversità dell’Uno. Una realtà in cui l’Universo non è che la punta più avanzata di un’Intelligenza cosmica superiore e l’uomo l’evoluzione di un flusso di materia stellare. Noi non siamo che l’incarnazione e il progetto finale di un Universo cresciuto fino all’autocoscienza. Di cui l’uomo ne è la punta di diamante. Dopo 13 miliardi di anni abbiamo incominciato a comprendere la nostra origine: siamo materia stellare che medita sulle stelle.
È così, attraverso i mutevoli abissi dell’anima umana, dove sorge lievita si agita la memoria dell’“Inizio”, Raffaella Corcione Sandoval ripercorre rotte sentieri templi mitologici delle più antiche civiltà e popolazioni. Dai Babilonesi ai Fenici ai Sumeri agli Egizi. Studia i testi sacri delle varie religioni, il meraviglioso mondo di colori simboli miti leggende narrazioni che li hanno immortalati. Si raffigura i loro dei Iside, Ninurta, Harmonia, Astarte, Nisaba e con le sue molteplici espressioni creative, dalla pittura alla scultura al romanzo, li riporta alla luce per trasferirli attraverso la sua arte a noi.
È dunque, attraverso i sentieri del mistico e le rotte mitologiche delle antiche civiltà che Raffaella Corcione entra misteriosamente a far parte della nostra sfera interiore, ne stimola la creatività, ne accresce le capacità di comprensione per chi si pone in sintonia con la sua produzione artistica. Esplora e raggiunge, infine, una visione mistica oltre che estetica della vita che le consente di comunicare con il proprio sé spirituale e di concepire l’Arte, non solo come grande modello educativo ed evolutivo, ma come veicolo anche di Bellezza di liberazione di risveglio della “coscienza umana”.
Che cos’è difatti la bellezza per l’artista se non la rappresentazione visibile di un sentimento, d’una vibrazione che ha in sé il mantra di verità rivelata?
Ebbene, il lavoro dell’artista, secondo Raffaella Corcione, non dev’essere quello d’inseguire soluzioni ma di restare all’interno dell’apertura infinita dell’anello, per approfondirne ininterrottamente, sempre più il mistero. Perché artista è solo colui che sa creare enigmi, permeare misteri, non certo colui che si propone di dare soluzioni raffazzonate.
In tutta la produzione artistica che accompagna i numerosi e articolati percorsi di Raffaella Corcione, ciò che più ci colpisce è appunto l’alone di mistero, il transito della vita che fugge procede ci abbandona come acqua tra le dita. Per cui non resta che mettersi in cammino verso un “Oltre”, lontani dagli spazi conclusi della razionalità e del concetto, per porsi, come l’Artista, sulla traccia dell’Uno, di quell’invisibile perfezione che, pur nella incompiutezza del vivere quotidiano, palpita in noi, è emozione e insieme vertigine di un solo pensiero, il cui orizzonte di vita “un giorno s’arresterà nel cielo del mondo... Come una stella!”
Raffaella Corcione Sandoval tutto questo ci narra, lungo l’inarrestabile sentiero che conduce alla sua arte. Indubbiamente una cosa è certa. Come artista ha capito che un’opera d’arte un quadro una scultura un’incisione un arazzo, per divenire immortali, devono superare i limiti dell’umano senza preoccuparsi né del buon senso né della logica che lo spettatore vorrebbe introdurre a tutti costi.
Ed è così – nel gioco singolare dell’istante, che sorge e affonda, sgorga e si consuma tra gli abissi dell’anima – è così che la sorte dei contrari: di Tenebra-Luce, Concorde-Discorde, Verità-Menzogna, Odio-Amore, Kaos-Kosmos, ritrova il tempo sigillato e indiviso dell’Unità del Diverso, della Diversità dell’Uno; riacquista lo slancio per riprendere le rotte di Sirio Vega Alpha Centauri per solcare gli spazi e il tempo dell’Infinitamente Piccolo, dell’Infinitamente Grande.
Del Tempo che distrugge e che conserva.
Giugno 2021